mercoledì 13 giugno 2012

Anni '60, i tempi cambiano...arriva il Rock! - Parte II

The Doors
Parlando di chitarre elettriche bisogna considerare Jimi Hendrix, il numero uno secondo la rivista Rolling Stone (classifica 100 chitarristi migliori), che ha saputo creare un nuovo sound anticipando alcuni generi come il rock psichedelico e influenzando così gruppi molto famosi. Un valido esempio sono gli inglesi Pink Floyd, anch'essi attivi all'incirca dalla metà degli anni Sessanta, che si sono poi cimentati nel progressive rock; un altro sono gli statunitensi Doors, "capitanati" dal grande Jim Morrison che incarna a pieno la figura del giovane ribelle e poeta maledetto, morto tra l'altro in circostanze sospette a 27 anni.
I Pink Floyd hanno lasciato una produzione vastissima, per cui è difficile rappresentarli con una canzone, ma ritengo degna di nota Another brick in the Wall. Lo stesso discorso vale per i Doors, ma in questo caso è d'obbligo menzionare Light My Fire, la canzone che ha ottenuto più riconoscimenti. 
The Velvet Underground
Dello stesso periodo sono i Velvet Underground, un gruppo di grande successo che ha avuto un'influenza enorme sulla storia della musica rock anticipando di parecchi anni il rock alternativo, il punk rock, la musica new wave e altri generi. Una canzone molto famosa dei Velvet Undergound è Sunday Morning.


Festival di Woodstock (1969)
Nell'estate del 1969 viene organizzato il primo, storico Festival di Woodstock, una grande manifestazione hippy che vede 500.000 giovani uniti dai loro ideali di pace, amore e fratellanza dormire per tre notti in tenda o in camper in una zona rurale dello stato newyorkese. 
Questo evento è parte ovviamente anche della storia del rock, in quanto una trentina circa di gruppi e artisti si esibirono ininterrottamente. Tra questi ricordo Jimi Hendrix e gli Who. L'invito fu mandato anche ai Beatles che però rifiutarono per un capriccio di John Lennon: voleva che l'invito fosse esteso anche agli Ono Plastic Band; ai Doors, che però stavano attraversando un periodo difficile a causa di alcuni problemi legali. In ogni caso il festival fu per i partecipanti indimenticabile, e rimase impressa nella storia la canzone di chiusura: The Star-Spangled Banner, l'inno statunitense interpretato da Hendrix in chiave critica, con suoni distorti e forti che ricordavano volutamente i rumori della guerra in Vietnam, contro cui stavano protestando.



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